Come prevenire i rischi cardiovascolari e l’aumento dei livelli di omocisteina

L’omocisteina è un aminoacido prodotto dal metabolismo della metionina, un aminoacido solforato introdotto nel nostro organismo dalle proteine alimentari.

L’omocisteina viene metabolizzata dalle vitamine B6, B9 e B12, per trasformarsi in altri aminoacidi facilmente espulsi dall’urina e per riconvertirsi in metionina. L’Omocisteina partecipa a diversi processi metabolici e alla sintesi delle proteine ma, a causa di condizioni genetiche, carenze vitaminiche o alcuni disturbi già presenti, può aumentare la propria concentrazione nel sangue.

In questo articolo approfondiremo alcune strategie per controllare i livelli di omocisteina nel sangue, che è alla base di molti disturbi che coinvolgono diversi aspetti della salute umana. In particolare, l’Omocisteina alta è considerata un fattore di rischio per alcuni disturbi cardiovascolari, come ictus, trombosi e ipertensione. È importante quindi saperne determinare le cause e, ancor prima, tenere sotto controllo i suoi valori.

I maggiori rischi cardiovascolari correlati all’omocisteina alta

Nel corso del tempo la ricerca scientifica ha chiarito che alti livelli di omocisteina nel sangue sono correlati ad un ampio ventaglio di disturbi infiammatori che coinvolgono il sistema nervoso, osseo, urinario e, soprattutto, il sistema cardiovascolare. Proprio in relazione a quest’ultimo aspetto sono stati condotti studi interessanti sulla correlazione tra omocisteina alta e disfunzioni della vascolarizzazione del cuore; se ne parla, ad esempio, nel paper “Fattori di rischio delle malattie cardiovascolari: esiste ancora un ruolo per l’omocisteina?” pubblicato sul Giornale Italiano di Cardiologia e nel contributo di B. Fowler in “Homocysteine: Overview of Biochemistry, Molecular Biology, and Role in Disease Processes”.

In queste importanti ricerche si nota come l’aumento dell’omocisteina sia una delle cause di insorgenza di disturbi legati all’aterogenesi, come l’aterosclerosi: si tratta di un indurimento delle arterie e il sedimento di placche composte da cellule infiammatorie, muscolari, tessuti amorfi e fibrosi. Alla base di questo disturbo c’è una disfunzione dell’endotelio, il tessuto cellulare che riveste le pareti dei vasi sanguigni. L’omocisteina provoca infatti una significativa riduzione del monossido di azoto, un formidabile vasodilatatore prodotto dall’endotelio, e l’aumento di specie reattive all’ossigeno che favoriscono lo stress ossidativo.

Questa condizione espone al rischio di ipertensione arteriosa e disturbi legati alla corretta circolazione cardiovascolare, le prime cause dello sviluppo di ictus, trombosi arteriosa e venosa. Inoltre, l’omocisteina alta nel sangue concorre all’aumento delle cellule muscolari lisce che, assieme alla compromissione della funzionalità delle piastrine solitamente regolata proprio dall’endotelio, promuovono la formazione di queste placche aterosclerotiche.

L’importanza degli esami clinici di controllo

I fattori che innescano le reazioni biochimiche che innalzano i livelli omocisteina sono diversi. Alcuni sono di carattere genetico: ad esempio, una mutazione molto rara chiamata Omocistinuria, che causa il deficit dell’enzima cistationina-beta-sintetasi (CBS), coinvolto in una delle vie di metabolizzazione dell’omocisteina. Un’altra mutazione genetica invece abbastanza frequente nella popolazione generale responsabile dell’aumento dei livelli di omocisteina riguarda il gene MTHFR (metiltetraidrofolato reduttasi) C677T. Cause congenite come queste non offrono ovviamente una soluzione o una cura specifica nel breve termine.

È bene ricordare, però, che la causa più frequente di alti livelli di omocisteina nel plasma è la carenza di folati, acido folico e vitamine B6 e B12: in poche parole, le sostanze che partecipano alla regolazione di questo aminoacido. Per questa ragione la frequenza dei controlli medici regolari è un importante fattore di prevenzione.

Chiunque sospetti carenze di folati, soffra di ipertensione arteriosa, sia stato soggetto ad un trapianto cardiaco o ictus, consumi molto alcool o tabacco dovrebbe effettuare esami per l’omocisteina regolarmente. I test per verificarne i valori richiedono un prelievo di sangue o, in alcuni casi, un campione di urina. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) considera nella norma valori fino 13 µmol/L per uomini adulti, a 10,1 µmoli/l per le donne e a 11,3 µmoli/l per i ragazzi di età inferiore ai 14 anni.

L’integrazione di acido folico

I folati e l’acido folico offrono grandi benefici nel tenere sotto controllo i livelli di omocisteina, come riportato nella meta-analisi ”Effect of folic acid supplementation on plasma total homocysteine levels and glycemic control in patients with type 2 diabetes: A systematic review and meta-analysis” pubblicata su Diabetes Research and Clinical Practice. In questa revisione, che prende in considerazione pazienti con diabete o ipertensione, si dimostra che un’adeguata supplementazione di acido folico mantiene il normale metabolismo dell’omocisteina.

I folati nella loro forma attiva (5-metiltetraidrofolato), l’acido folico e la vitamina B6 e la B12 nella sua forma attiva (metilcobalamina) sono micronutrienti fortemente coinvolti nella regolazione del metabolismo dell’omocisteina, dalla sua riconversione in metionina fino all’espulsione per via urinaria. Per questa ragione, è molto importante garantire il giusto apporto di folati, acido folico e vitamine del gruppo B grazie a una dieta apposita ricca di frutta e verdura, distribuite nei tre pasti principali. La nutraceutica offre anche un valido supporto, quando opportunamente concordata con il medico.

L’integrazione di questi elementi essenziali è molto importante anche per le donne in dolce attesa. L’omocisteina alta in gravidanza è un rischio concreto per la mamma e il bambino, poiché espone il feto al rischio di alcune malformazioni del tubo neurale. In questo caso, l’integrazione dovrebbe avvenire già prima del concepimento.

Uno stile di vita sano per la salute cardiovascolare

Agire in prevenzione sull’omocisteina alta è possibile con alcune linee guida mirate. Per esempio, adottare uno stile di vita sano per minimizzare i rischi di disturbi legati al cuore e proteggere la salute cardiovascolare sul lungo termine, diminuendo i fattori scatenanti. L’OMS raccomanda di adottare comportamenti salutari e una strategia di prevenzione che parta dalle abitudini quotidiane, sottolineando l’importanza di tenere in conto i soggetti più a rischio a seconda della fascia d’età e delle condizioni di salute. Le linee guida comprendono la necessità di evitare alcool e tabagismo, assumere un’alimentazione corretta che riduca al minimo i grassi saturi e i cibi eccessivamente processati, tenere sempre sotto controllo il livello di grasso corporeo e del colesterolo Ldl e soprattutto fare molta attività fisica, che migliora la funzione endoteliale.

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