L’omocisteina e un aminoacido non proteico che si forma nel nostro organismo a partire dalla metionina, un aminoacido essenziale che viene introdotto con l’alimentazione attraverso il consumo di carne, uova, latte e legumi. Il metabolismo dell’omocisteina viene regolato grazie all’azione di specifici enzimi e di alcune vitamine presenti nel sangue, in particolare: vitamine B2, B6, B12 e folati. La concentrazione plasmatica di omocisteina è il risultato di una stretta relazione tra le abitudini dietetiche e i fattori genetici predisponenti (come ad esempio la mutazione al gene che codifica l’MTHFR, enzima coinvolto nel ciclo dei folati, una delle vie di metabolizzazione dell’omocisteina). Se il consumo di queste vitamine è insufficiente l’omocisteina si accumula nel sangue e può provocare danni alle pareti vasali modificandone struttura e funzionalità. La maggior parte delle persone hanno elevati livelli di omocisteina nel sangue a causa di una dieta non sufficientemente ricca di folati e delle altre vitamine del gruppo B. L’adeguamento delle abitudini dietetiche, e cioè un adeguato apporto vitaminico, è in grado di minimizzare le alterazioni del metabolismo dell’omocisteina su base genetica (le cause genetiche stanno a quelle dietetico/comportamentali in rapporto 1:10).
CHI DOVREBBE DOSARE I LIVELLI DI OMOCISTEINA?
Poiché come per il colesterolo, l’omocisteina alta, o iperomocisteinemia, non crea nessun disturbo apparente, vieni da molti considerato un “killer silente”, per questo motivo il suo valore va monitorato soprattutto in quelle persone che presentano uno o più fattori di rischio cardiovascolare (età, sesso maschile, familiarità, abitudine al fumo, ipertensione, sovvrappeso, colesterolo alto, diabete, abuso di alcolici e sedentarietà) o che hanno già avuto una patologia a livello vascolare. Anche le donne in gravidanza, menopausa o in terapia con anticoncezionali orali, i diabetici, i soggetti affetti da demenza (o in quelli con familiarità per demenza) e infine chi segue una dieta vegetariana o vegana, dovrebbero tenere sotto controllo l’omocisteina plasmatica.
PATOLOGIE CORRELATE ALL’OMOCISTEINA ALTA
Studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato una relazione tra elevati livelli plasmatici di omocisteina e: – malattie vascolari quali: aterosclerosi coronarica e infarto miocardico, malattia dei piccoli vasi, ictus cerebrale, trombosi arteriose e venose, in particolare la trombosi venosa profonda e ipertensione arteriosa; – malattie neurodegenerative quali: demenza e malattia di Alzheimer, morbo di Parkinson ed epilessia; – fratture ossee da osteoporosi, occlusione venoso retinica, disfunzione erettile, emicrania, acufeni; – patologie della gravidanza quali i difetti del tubo neurale, difetti congeniti al cuore, lesioni placentari, gestosi, morte intrauterina e aborto spontaneo ricorrente.
QUANDO PARLIAMO DI IPEROMOCISTEINEMIA (OMOCISTEINA ALTA)?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera fino a 13 micromoli per litro un valore di omocisteina plasmatica normale ma, superato questo limite, occorre intervenire per abbassarla. Come fare? Una vita attiva, la riduzione del consumo di caffè e di bevande alcoliche, una dieta varia, l’astensione dal fumo, nonché una supplementazione vitaminica mirata (vit. B6, B12 e folati), possono ridurre i livelli di omocisteina anche in presenza di altre cause. La finalità è quella di ridurre i valori plasmatici di omocisteina e gli altri fattori di rischio correlati alle patologie cardio-metaboliche come l’alimentazione scorretta.
QUALE DIETA SEGUIRE?
Le vitamine del gruppo B sono molecole che il nostro organismo non riesce a sintetizzare da solo e che quindi devono essere introdotte con la dieta. Le troviamo nel pesce, nella carne, in frutta e verdura, nelle uova e nei latticini. Queste vitamine sono idrosolubili e vengono eliminate con l’urina. Il nostro organismo deve perciò assumerne una certa quantità espressa in milligrammi (mg) o microgrammi (μg) al giorno. Con la cottura le vitamine si denaturano. Ecco perché si consiglia di consumare, quanto più possibile, cibi crudi o cotti a basse temperature e/o per breve tempo preferendo, per esempio, la cottura al vapore.
Quali alimenti scegliere
- I cibi a lunga conservazione o mal conservati perdono nutrienti fra cui anche le vitamine del gruppo B, quindi bisognerebbe consumare preferibilmente frutta e verdura crude, fresche e di stagione.
- Cercare di non scegliere solo alimenti raffinati perchè i processi cui sono sottoposti li privano di alcuni nutrienti.
- Affinché l’assunzione di vitamine del gruppo B sia più efficiente, è buona regola che gli alimenti ricchi di queste vitamine siano presenti in tutti i pasti della giornata, ovvero nei tre pasti principali e nei due spuntini secondo quanto consigliato per una corretta alimentazione. Evitare invece l’uso eccessivo di alcol, caffè, tè e sigarette che riducono di molto l’assorbimento di tali vitamine. E quando la dieta non basta si consiglia di assumere ciclicamente integratori alimentari a base di vitamine del gruppo B e soprattutto contenenti folati (come il 5-metiltetraidrofolato) migliore rispetto all’acido folico in quanto equivalente ai folati naturali e quindi totalmete assorbito e biodisponibile per il nostro organismo.