Omocisteina: perché aumenta in menopausa

Ci sono diversi fattori che concorrono ad aumentare i livelli di omocisteina nel sangue, tra cui la genetica, la dieta e lo stile di vita. In genere, gli uomini tendono ad avere livelli di omocisteina più alti, ma alcune ricerche mostrano che i livelli di omocisteina aumentano nelle donne quando entrano in menopausa. Si pensa che ciò sia dovuto alla diminuzione della produzione di estrogeni, che possono ricoprire un ruolo importante nella regolazione dell’omocisteina e, in generale, nell’abbassare il rischio di problematiche cardiovascolari. In questo articolo comprenderemo come gli ormoni sessuali femminili influenzino la quantità di omocisteina e come affrontare la menopausa nel modo migliore con uno stile di vita corretto.

Omocisteina e menopausa

Nella vita di una donna, la menopausa coincide con il termine della sua fertilità. Si verifica tra i 45 e 55 anni di età ed è caratterizzata da un netto calo degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili prodotti dalle ovaie. La diminuzione degli estrogeni può provocare alcune problematiche come vampate di calore, sudorazione o disturbi del sonno, oppure può esporre a rischi specifici come quello cardiovascolare.

A partire dagli effetti della menopausa sul rischio cardiovascolare, è stato osservato che le donne entrate in questa fase della vita hanno un’elevata concentrazione di omocisteina plasmatica e, allo stesso tempo, una carenza di vitamine del gruppo B. Queste sostanze sono fortemente coinvolte nel metabolismo dell’omocisteina in condizioni normali.[1]

Ulteriori studi[2] rilevano che i livelli di omocisteina delle donne in menopausa sono spesso più elevati rispetto a quelli delle donne in premenopausa della stessa età e a quelli tipici degli uomini.


[1]Gambacciani M, Mannella P. Homocysteine, menopause and cardiovascular disease. Menopause International. 2007;13(1):23-26. doi:10.1258/175404507780456728

[2] Mgaj Wouters, M.Th. Ce Moorrees, Mj Van Der Mooren, Hj Blom, Ghj Boeri, La Schellekens, Cmg Tommaso, Tkab Eskes, Plasma homocysteine and menopausal status European Journal for Clinical Investigation, Novembre 1995  –  https://doi.org/10.1111/j.1365-2362.1995.tb01687.x

Lo stile di vita ideale per abbassare l’omocisteina

Per combattere l’iperomocisteinemia è necessario fare prevenzione[3] tutti i giorni. Le donne in menopausa dovrebbero effettuare gli esami per il controllo dell’omocisteina, in modo che non si tramuti in un rischio cardiovascolare, soprattutto se seguono una dieta non equilibrata e riscontrano carenze di vitamine B e folati, fondamentali per la regolazione di questo aminoacido.

Uno stile di vita corretto include una regolare attività fisica, come passeggiate, bicicletta o corsa: 30 minuti tutti i giorni oppure 45 minuti 3 volte a settimana possono aiutare il cuore a mantenersi in salute.

Il fumo è da evitare assolutamente, perché aumenta la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca. Il tabacco inoltre favorisce lo sviluppo del danno aterosclerotico dovuto all’aumento dell’omocisteina e interferisce con l’assorbimento delle vitamine B. Anche l’eccesso di alcool è nemico di una vita sana perché, oltre a favorire i problemi cardiovascolari, può incrementare l’aumento di omocisteina e tutti i rischi correlati.

Chiaramente, il benessere generale parte anche dalla dieta quotidiana. Ad una vita attiva bisogna associare un’alimentazione completa di tutti i nutrienti essenziali, prediligendo ovviamente alimenti ricchi di vitamine del gruppo B e di folati. Ne sono un esempio frutta e verdura, da consumare almeno 5 volte al giorno come espresso anche nelle Linee guida per una Sana Alimentazione. Altre valide fonti di queste vitamine sono pesce, carne, uova e latticini.

La cottura dei cibi ha un ruolo importante nell’assorbimento delle vitamine B: per favorirne l’assimilazione, è consigliabile consumare il più possibile alimenti crudi o cotti a bassa temperatura, in modo da evitarne la precoce dispersione.


[3] S. Argenti, R. Bazzano, H. Cena, Nutrizione e stile di vita nell’iperomocisteinemia, Dipartimento di sanità pubblica medicina sperimentale e forense sezione di scienza dell’alimentazione, Università di Pavia

Fonti

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